di Rossanina

Un’emozione data dalla passione. Valle d’Aosta. Maurizio, Sevi e La Clusaz.

E fu così che, su consiglio di Luciana, una domenica a pranzo andammo alla locanda di La Clusaz. “Se oggi avete voglia di mangiare bene anche a pranzo provate la locanda La Clusaz, a Gignod. E’ un posticino carino, si mangia bene, i proprietari sono gentili. Fa piatti raffinati ma molto legati a territorio”.
Non ci aveva detto però che si trattava di un ristorante stellato. E noi arrivammo in jeans e maglietta. Ma tant’è, Maurizio e signora non si scomposero di una virgola.

© L'ing

Rimanemmo decisamente ben colpiti dai diversi menù interessanti e decisamente “economici” visto il livello che poi verificammo.
Di fronte alla straordinaria selezione di vini, Nicola provò a chiedere se ci fosse la possibilità di prendere un bicchiere “No, abbiamo solo le mezze, i clienti che preferirebbero il vino al bicchiere sono pochi e il vino si danneggerebbe”. Fu così che arrivò la mezza bottiglia di vino, che Maurizio spiegò nei dettagli. O meglio, ci raccontò chi era il produttore (della zona), che tipo di scelta aveva fatto, che passione metteva nel suo lavoro. Di nuovo la passione. Quella di Maurizio e del produttore di vino.


Il pranzo fu molto, molto, molto gradevole, si sentiva che tutti gli elementi del pasto erano curati, dalla scelta degli ingredienti alla perfezione della cottura. L’atmosfera era familiarmente formale, formalmente familiare, insomma, si stava bene e non sentivamo più il disagio dei nostri jeans e maglietta. Porzioni misurate che alla fine del pasto ti permettevano di essere ben sazio ma non strabordante. Di alzarti da tavola felice e soddisfatto.


Pagammo il conto, che si rivelò di nuovo davvero molto abbordabile e con un ottimo rapporto qualità prezzo, forse il più alto mai visto e, mentre stavamo per uscire il proprietario ci chiamò.
“Vi va di vedere la mia cantina?” E mentre l’ing si fiondava, io ebbi la sensazione di un lieve disagio in Maurizio. Pensai che avesse sbagliato il conto. E avevo visto bene.
“Ho visto che avete consumato neppure metà della mezza bottiglia di vino. E io ve l’ho fatta pagare tutta. Mi scuso, non me ne sono accorto. Se accettate mi piacerebbe darvene una nuova, da bere quando siete in giro o a casa”. E ci regalò una bottiglia di vino.


La passione.
La passione per il proprio lavoro. La voglia di soddisfare due clienti nuovi. Uscimmo dal locale con la nostra bottiglia in mano. Certi che quella non sarebbe stata la nostra ultima volta lì. Perché avevamo trovato un uomo speciale. Che ci aveva fatto sentire importanti per lui.
L’anno dopo ci siamo tornati. Avendo scoperto che facevano mezza pensione ci siamo rimasti.
Tre giorni.

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E l’anno scorso più di una settimana.
E’ bastato dire che io non potevo mangiare glutine e latticini per vedere creare all’istante dei menù appositi per me.
Ogni giorno.
Ogni pasto.
Tutto curatissimo.
E che dire dell’ultima sera, quando abbiamo optato per il menù dello chef?
Otto portate tutte a scelta della brigata di cucina, nessuna opzione per i clienti di scegliere, ma la libertà dei cuochi di offrire quello che meglio ritengono opportuno. Di stupire il cliente.
E ci sono riusciti.
Lasciandoci senza parole. Riuscendo a non ripetere nulla di quello che avevamo assaggiato nella settimana di permanenza. Tutto senza glutine, senza lattosio e senza lievito. Con una variante per Nicola perché “ci terremmo a fargli assaggiare un piatto speciale”.
Quella della Clusaz è una mezza pensione straordinaria in cui a volte, oltre a seguire le mie esigenze di gourmet appassionata ma intollerante a mezzo milione di cibi, la cena diveniva pranzo per venire incontro alle nostre esigenze di turisti. In cui i piatti si modificano e il piatto dei formaggi diviene per l’ing piatto forte della mezza pensione perché, dopo aver visto il carrello, il più bello mai visto, non riesce a fare a meno di provarli. E Maurizio si sofferma a spiegare. A raccontarci i produttori, a spiegarci dove sono gli allevamenti, dove è possibile conoscere quel casaro o quel norcino. O quel produttore di lamponi, così speciale.

Parole sussurrate quelle di Maurizio. Che, a parte per quello che riguarda le descrizioni dei suoi gioielli, parla poco, piano. E sorride. Di quei sorrisi schietti, veri.
Maurizio che si è quasi commosso quando al ritorno dalla Francia ci siamo fermati con un pezzo di Comté per lui, appassionato conoscitore dell’argomento.
Maurizio che, con la compagna, ti fa sentire uno di famiglia.

Maurizio e Sevi aspettateci. Stiamo per tornare!!!

 

AGGIORNAMENTO 2014

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Ed eccoci di nuovo qui. Vacanze ad Aosta? come mancare all’appuntamento anche quest’anno con La Clusaz?
Ad accoglierci di nuovo Maurizio, con il suo sorriso timido, e lo sguardo del gatto sornione. Un abbraccio fugace e un sorriso che vale più di mille parole.
Pochi minuti ed ecco la telefonata. “Siamo al chilometro undici. Arriviamo!”

La porta si apre ed arrivano Archicuoca e Gigi. Due baci, un sorriso e via, nel salottino a fare due chiacchiere. Anche tre. Meglio quattro. Si fa l’ora dell’aperitivo. Appare la cameriera: “vi porto qualcosa?” Ci guardiamo e “ma sì, quattro tè”.
Con due biscottini che sia mai che si perdesse l’abitudine. Altro che calice di champagne e salatini.

Noi siamo di montagna e l’appetito non ci manca!!!
Alle sette e mezzo, uno sguardo d’intesa e via! in sala da pranzo.
La cena assai piacevole, con i tempi lenti che si addicono a degli amici a cena in vacanza. Un sorbetto di mojito come pre-dessert da far girare la testa (la mia ha girato eccome  mi è pure presa la ridarola ) e un piatto di formaggi che ha fatto andare in sollucchero Isabella.
Una serata tranquilla, divertente e piacevole, in ottima compagnia. E il fatto che gli altri ospiti non abbiamo ucciso l’ing che li avvampava spesso con il flash è già un gran successo!!

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Alla fine poi, mentre Gigi e Isabella tornavano a casa, ci siamo fermati a parlare con Maurizio di formaggi e di piccoli produttori locali.

La valle si sta svegliando e sempre più giovani sono tornati a dedicarsi alle produzioni agricole e artigianali. Di qualità. Forse l’unico modo per combattere la crisi, per riuscire a differenziarsi in un mercato che gioca al ribasso e dove la qualità tende ad appiattirsi. L’unico modo per combattere i polli alllevati in grandissimi capannoni, con un foglio 4 per “non muoversi” e le mucche in stalla ridotte a puri lattifici.

© L'ing

Riuscire a fare un prodotto di qualità e riuscire a comunicarlo è fondamentale e credo che sia giusto mettersi al fianco di Maurizio per combattere questa battaglia per la riconoscibilità di un territorio.

Qui abbiamo assaggiato formaggi straordinari, salumi indimenticabili, pane di segale fatto come un tempo, olio di noci e frutti di bosco profumati… perché la Valle non è solo Fontina e polenta (altro che quella precotta!!!!) ma molto di più.
La valle è passione. Passione per un territorio.

E quando la passione è vera si vede.
Basta guardare la faccia di Isabella mentre Maurizio le illustra i formaggi che le sta per servire…

 

 

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