di Rossanina
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Un’emozione data dalla passione. Valle d’Aosta. Luciana, Hervé e la Vrille

Ho conosciuto Luciana parecchi anni fa. 
Ad un campionato di cucina avvenuto durante il salone degli agriturismi, ad Agrietour, ad Arezzo. Lei concorrente e io giurata. Lei ha cucinato con soddisfazione e io con più soddisfazione ancora ho mangiato!!!
Un piatto povero, pressoché sconosciuto. Lo pelò. Un piatto di orzo, fagioli, castagne e santoreggia. 
Leggendo gli ingredienti tutti noi giurati abbiamo pensato ad un piatto francescano, quasi da penitenza.
Ma quando Luciana ce lo ha presentato, citando ricerche, studi, raccontando di come coltiva, raccoglie, studia, analizza, testa… la passione ci ha conquistati.
Quella passione che riesce a farti rendere il 120%, che rende il tuo prodotto speciale, che viene immancabilmente percepita da chi ha voglia di starti ad ascoltare anche solo per un secondo e di farsi travolgere dalle parole, dalle sensazioni, dalle emozioni.

Ma per tanti anni anche Luciana è stata accantonata insieme alla mia voglia di andare in Valle d’Aosta. Ma un pensiero c’era sempre.
Fino a quando, in quel famoso 2010, siamo partiti. 
Prima meta: la Vrille, l’agriturismo di Luciana e Hervè.

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Dovevamo restare due notti. 
I nostri occhi si sono incrociati all’arrivo. E di allungamento di prenotazione in allungamento, di notti ne siamo restati più di 10. 
Perché andare da Luciana è come tornare a casa. 
Entrare nella sala è entrare nel suo mondo. Guardarsi negli occhi è capire che lei ama la sua terra. Che vorrebbe farti conoscere facendotela vedere, respirare, assaggiare. 
Dopo aver studiato astrofisica, Luciana ha conosciuto quel pazzo di suo marito Hèrvé e ha deciso di dedicarsi alla loro azienda agricola trasformandola in VERO agriturismo, ma con una preparazione dietro che non sempre si riscontra. Sì perché ha fatto corsi da cordon Bleu, studi sulla storia del territorio, analisi sociologiche, insomma, è da paura.
Ed è così che mentre lei è diventata “stellare” il marito, per non essere da meno, ha deciso di far rendere al meglio delle sue possibilità quel terreno dei nonni che da giovane aveva conosciuto solo in vacanza, dato che era marinaio a Marsiglia e che era tornato a coltivare seguendo una sorta di richiamo delle proprie radici.
E il richiamo è diventato un desiderio sempre più forte, una passione inarrestabile.

E se la passione si sente nel prodotto è quasi scontato che, nel 2013 abbia vinto il premio il premio AIS come miglior vino dolce d’Italia. Un vino della Valle d’Aosta!!!
Ed Hervé si è presentato a ricevere il premio all’Hilton a Roma, in mezzo agli altri premiati in abito scuro o smoking, 
in calzoncini corti e sandali. Perché gli uomini di montagna non amano le formalità.
Ha ricevuto il riconoscimento con enorme piacere, ma poi, una volta giunti a casa, non l’ha neppure esposto. La sua gioia più grande è far felici le persone. I premi servono solo a raggiungerne di più. 

Ecco, andare a cena da loro due significa assaporare i prodotti fatti al meglio delle loro possibilità, significa bere vini speciali, mangiare pomodori colti mezz’ora prima di cena, gustare verdure incredibili, assaporare pepe di diverse varietà selezionato da Luciana che, di fronte al tuo sguardo sorpreso, ti spiega che una volta da lì passava la via delle spezie, e quindi è normale trovare questa attenzione, niente a che vedere con mode esotiche o innovative.

Alloggiare, mangiare e bere da loro è vivere un’emozione. 
Indimenticabile. 
E dopo un paio di volte anche voi soffrirete di “mal de la Vrille” e non avrete pace fino a quando non ci sarete tornati.