Uno dei piatti più conosciuti della tradizione lombarda, che lo vorrebbe servito insieme al risotto giallo.
Di solito lo faccio appunto col risotto, ma domenica che eravamo soli soletti, senza il figliolame che di solito mi riempie la casa alla festa, ho pensato di accompagnarlo con un cremoso purè….
L’ho fatto con la ricetta classica che ho imparato dalla zia Letizia, una vecchia zia di mio marito.
Una donna che ho conosciuto appena arrivata nella loro famiglia, e che mi ha preso un po’ sotto l’ala.
Era vedova e non aveva avuto figli, io l’ho conosciuta che era già oltre i sessantacinque, quasi la mia età di ora, e la ricordo sempre con molto affetto.
Faceva la sarta, di quelle di una volta..cuciva tutto a mano, niente macchina da cucire.
Domenica, vista la tranquillità della giornata, complice la nebbia e il blocco del traffico, ho tirato fuori le vecchie foto perché vorrei pian piano scannerizzarle tutte, anche se sarà una vera impresa, sono tantissime. Così mi sono ritornate in mano le foto che avevo tenuto io quando lei è scomparsa e abbiamo dovuto liberare la sua casa.
Solamente a scorrerle mi è tornata in mente tanta vita vissuta con la sua presenza affettuosa, lei così disponibile e premurosa, sempre pronta a correre in aiuto di qualche sorella, o di qualche nipote in difficoltà col tenere i bambini, o con qualche problema di salute…
Non aveva avuto figli, ma aveva quattro nipoti, e praticamente quando qualche bambino dei cugini si ammalava e i genitori dovevano lavorare, arrivava lei a risolvere la situazione, oppure quando mia cognata è stata in ospedale per mesi dopo un incidente, lei si è trasferita a casa sua e ci è rimasta fino a che c’è stato bisogno di accudire la casa e i bambini…..lei c’era sempre per noi.
Nelle ricorrenze, nelle feste ci invitava spesso a casa sua, per grandi pranzi di famiglia….dentro a quell’enorme salone, con mobili austeri ed imponenti, c’era una grande tavola, sempre apparecchiata al meglio, con i servizi buoni e le tovaglie di Fiandra bianche….la casa riprendeva vita per una giornata….
Ha cucito tante cose anche per le mie figlie, e anche se aveva uno stile un po’ retrò, erano cose fatte con amore….
Guardare quelle foto, scorrere fra volti sconosciuti, e volti di persone care, fra foto di scampagnate anni ’20 e matrimoni anni ’30, mi ha fatto pensare che della vita di queste persone restano solo le vecchie foto….e mi è venuta un po’ di malinconia. Una cosa è certa, il ricordo e l’affetto per loro vive sempre dentro di noi..
vabbè, bando alle ciance, vi dico come ho fatto l’ossobuco!
Ossobuco in Gremolada
per due persone dall’appetito robusto, ma di solito se ne calcola uno a testa, se sono grandi:
4 ossibuchi non troppo grossi
1 carota
2 costole di sedano
1 cipolla
1 bicchiere di vino bianco
pochissimo pomodoro (pelati o polpa pronta)
sale, pepe, olio e poco burro
poca farina
per la gremolada:
1 ciuffo di prezzemolo
2 o 3 pezzetti di scorza di limone senza parte bianca possibilmente
1 spicchio d’aglio piccolo, oppure mezzo
1 filetto d’acciuga
Lavare gli ossibuchi e asciugarli benissimo, con la forbice incidere la pelle del bordo in due o tre punti, in modo che non si arriccino in cottura e infarinarli bene, scuotendoli alla fine per eliminare la farina in eccesso.
Tritare le verdure non troppo fini.
In una larga padella mettere un goccio d’olio e una noce di burro, unire le verdure e lasciar stufare qualche minuto, nel frattempo, in un’altra padella, scaldare un goccio d’olio e quando è caldo rosolarci gli ossibuchi da entrambi i lati, una volta rosolati, toglierli, lasciarli sgocciolare un attimo dal condimento e trasferirli nella padella delle verdure.
Lasciare insaporire un momento, quindi sfumare con il vino bianco.
Aggiungere due cucchiai di polpa di pomodoro o di pelati debitamente ridotti a pezzetti, regolare di sale e pepe e coprire di brodo o di acqua calda.
Portare a cottura pian piano rigirando gli ossibuchi ogni tanto perché non attacchino, e cuocere finché la carne è morbida e il sugo ristretto.
Tritare il prezzemolo insieme alla scorza di limone, l’aglio e il filetto d’acciuga.
Cinque minuti prima di spegnere il fuoco, aggiungere la gremolada agli ossibuchi, lasciar cuocere per quel tempo e spegnere. Servire caldissimi.