Ieri pomeriggio passeggiata nelle nostre campagne: Mamma al lavoro, bambini con la varicella, sfebbrati. Anche se non più infettiva mi spiace farli giocare insieme ad altri, anche se nei tre paesini del circondario c’è stata una pandemia: su 42 iscritti all’asilo….40 con la varicella….ehehehhehe
Ci incamminiamo: Irene raccoglie i fiori, Giacomo con un bastone è a caccia di ….dinosauri e Pietro di……pozzanghere….!!! E’ stato bravissimo…..le ha trovate tutte…..! Ho provato a dire a mia moglie che solo in una si è tuffato, in un attimo di mia disattenzione, solo un secondo fuori dalla mia vista……, non ci ha creduto, mi ha fatto notare che almeno si era fiondato in 7/8 pozze di acqua stagnante…..: ha sbagliato lavoro, non deve fare la fisioterapista, ma lavorare ai R.I.S…
Effettivamente ho avuto parecchi minuti di amnesia……stavo camminando quando sono stato catapultato di parecchi anni indietro…….
Più o meno l’età di Irene (7/8 anni), siamo io Balèn in riva a Tanaro, stiamo osservando il boccheggiare delle carpe, seduti su una riva, l’odore del fiume, di umidità , di erba fresca ci impregna le narici, quando tutto in un tratto sentiamo un inconsueto profumo di banane mature e dopo il rumore di passi lenti, quasi cadenzati, ogni tanto un legnetto spezzato…..due bestemmie in dialetto…., non poteva che essere Gusto (Augusto), il verduriere del mio rione. Difficile la vita di un verduriere al quartiere Orti. Rione fatto di casette con il giardino davanti e l’orto dietro. Cosa avrebbe mai potuto vendere Gusto in un quartiere simile, agli indigeni, se non banane e agrumi? Per fortuna che gli abitanti delle altre zone della città venivano a comprare da lui, sapendo che frutta ed ortaggi di stagione venivano proprio coltivati a pochi metri da lui. Era abile a barattare anche con i miei genitori una cassetta di cuori di bue con qualche kilo di banane e limoni. Credo di aver mangiato più banane di Cita.
Ci alziamo e lo salutiamo:
– ” Ciao Gusto…., cos’hai in quel cesto?
– ” Spungole….”
– ” Ma le mangi?”
– ” Qualcuna…. il resto lo vendo ai foresti”
– ” Anche noi le raccogliamo, ma poi le buttiamo alle carpe….guarda…”
pluff pluff
– ” Ecco perché le carpe di Tanaro sono le più buone…..va’ andate da Lucia e fatevi dare due banane…., offro io…..”
– ” Grazie …..invece tu cambia strada perché è appena passato Giuanèn e di spugnole non te ne lascia…., noi le prendiamo nella riva vicino a casa del Sartù, non ci va nessuno, ne trovi quante ne vuoi…”
Non prende la strada giusta, ma non diciamo nulla, anni dopo abbiamo saputo che il Sartù, anni prima, gli aveva sparato con il fucile da caccia perché Gusto, andando per denti di cane, gli aveva, per “sbaglio”, raccolto anche due file di rapanelli……
Ritorniamo al presente.
Pietro ormai si è mimetizzato.
Se non ricordo male vicino a quel melo selvatico l’anno scorso ho trovato qualcosa, speriamo che non sia passato il Magiur…., ho in mano le magliette a maniche lunghe dei bimbi, fa un caldo incredibile…., le lego a mo’ di zaino ed incominciamo a raccogliere le spugnole (spungole in dialetto). Una cinquantina, giusto da farci due lasagne.
Nel percorso a ritroso decido di passare dal ponte rosso, un ponticello sopra ad un piccolo rio, abitato in questa stagione da cavedani. Lancio una spugnola in acqua..
pluff
….chissà se i cavedani diventano buoni come le carpe di Tanaro….
Ma siamo o no un sito di cucina?
Dividi le gambe dalle teste, puliscile bene. Le prime le metti in padella con olio, aglio e prezzemolo, cuoci, aggiusta di sale e pepe. Frulla fino ad ottener una crema omogenea. Stesso procedimento con le teste, ma lasciale intere. Tira una sfoglia: ogni etto di farina un uovo. Fai delle lasagne, dagli un bollore in acqua ed immergile in acqua fredda. Alterna pasta-crema di funghi-teste e pochissimo parmgiano. Ripeti la sequenza altre 6 volte. Inforna.