Le cuoche che volevo diventare. Ventuno grandi donne in cucina – Roberta Corradin
Einaudi, 2008, 124 pp.
Ventuno ritratti di cuoche famose e meno famose di tutto il mondo, le loro vite dentro e fuori dalla cucina e le loro ricette. Il tema centrale del libro è l’essere donna in cucina (“la parola chef non ha femminile”) nei mille modi in cui si può esserlo in ogni parte del mondo e in diverse epoche.
L’elenco annovera nomi molto conosciuti e certamente familiari agli appassionati di gastronomia (Loretta Fanella, Nadia Santini, Alice Waters) e personaggi più nascosti nelle loro cucine (Sadja Massour, fuggita dall’Afghanistan e ora cuoca a Parigi).
Roberta Corradin, giornalista enogastronomica, ha incontrato ciascuna di queste cuoche, cioccolatiere, pasticciere e ne delinea fedelmente i profili, permettendosi comunque qua e là alcune considerazioni personali sulla concezione di cucina e sulla filologia culinaria. La lettura è stata per me piacevole anche perché condivido gran parte delle opinioni dell’autrice, che in ogni caso sono espresse con garbo e competenza. Straordinario e per quanto mi riguarda azzeccatissimo il capitolo su “le cuoche che NON volevo diventare”, che senza far nomi mette acutamente il dito nella piaga dei comportamenti inopportuni più diffusi fra le cuoche, e che costituisce anche un memorandum da tenere a mente per ognuna di noi, nel proprio piccolo.
Le ricette sono rappresentative di ogni personaggio, quindi ve ne sono alcune facilmente riproducibili in casa, altre più tipiche di una cucina “alta” e piuttosto inaccessibile per i dilettanti; tutte sono comunque interessanti da leggere perché riprendono e simbolizzano la storia ed il vissuto di ciascuna delle donne del libro, nonché la sua idea di cucina ed il Paese di provenienza.
Una lettura scorrevole e stimolante, e un libro da tenere vicino alla cucina per qualche ricetta che ci potrà ispirare.
DAL LIBRO:
Quando Nadia ha sposato Aldo Santini, ha sposato insieme a lui tutta la famiglia e pure un ristorante. Già questa è un’azione d’amore e di coraggio. Nadia, che è veneta, ha imparato da mamma Bruna la cucina del mantovano, mutuando i gesti di lei, fianco a fianco in cucina. Ora, sarà forse perché annovero tra le ex suocere anche una gentile signora che mi regalava abiti firmati di taglia inferiore a quella da me effettivamente indossata, forieri del delicato messaggio subliminale “Mettiti a dieta, cicciona”: ma a me, quest’alleanza tra suocera e nuora, pare davvero un miracolo.