La mia vicina: Giuli, hai due uova?
Ero tentata di rispondere come la Margherita della Conad….ne ho da vendere!!
Effettivamente di uova nel mio frigorifero ce ne sono sempre un buon numero, si sa mai che mi venga all’improvviso la voglia di mettermi a fare che so, una crema, una torta….
Ma questa richiesta inaspettata, mi fa di colpo balenare nella mente due occhi azzurri liquidi e tristi…cosi, sorrido fra me e me e mi imbambolo a pensare, mentre invece dovrei decidermi a metter su di cena…
Quegli occhi cosi tristi erano di Evelina.
Io l’ho conosciuta che era già vecchia, ma forse era solo la mia impressione di bambina, anche se le donne, in Friuli, invecchiavano precocemente, cotte dal sole, consumate dalla fatica dei campi dove lavoravano al pari degli uomini in un periodo in cui si faceva tutto a forza di braccia..quanta fatica!!!
E lavoravano duramente anche alla coltivazione dell’orto, compito quasi sempre femminile, senza trascurare la cura degli animali e della famiglia, sempre numerosissima. Consumante tanto da farle sembrare vecchie di 70 anni già a 40….nessuna comodità, nessuna lavatrice o lavastoviglie, ne acqua corrente e la pompa dell’acqua, se eri fortunato, era in casa, altrimenti in cortile..
Evelina abitava col fratello, Beniamino, nella casa contigua alla nostra.
Lungo la via che attraversa tutto il paese, le case, anche oggi, sono una vicina all’altra, divise solo dal cortile, o l’aia, e con gli orti dietro casa che si guardano attraverso la rete di confine…molto spesso le case affacciate su uno stesso cortile erano due o addirittura tre, magari di parenti, a dividersi lo stesso spazio, con la servitù di passaggio per andare ognuna nel proprio orto dietro casa….non proprio facile la convivenza a volte…
Io guardavo spesso oltre quella rete, cercando di non farmi scorgere. Mia nonna mi diceva sempre che non era educazione guardare in casa d’altri, ma il suo vero motivo era che non voleva passassimo da ficcanaso..
La casa di Evelina era una di quelle vecchie case coloniche tipiche friulane, fatta di sassi, senza fondamenta, le camere al piano di sopra, con la scala di legno per arrivarci all’esterno, sulla facciata, ed era l’ultima di tre, tutte affacciate sullo stesso grande cortile.
Una casa come tante in paese, una casa di fine ‘800 forse anche più vecchia, con la stalla, il fienile, e il recinto per le galline e i conigli…
Da che ho memoria mi ricordo Evelina con i capelli grigi, divisi dalla riga in mezzo e poi raccolti austeramente dietro la nuca, alta e magra, con lunghe gambe nervose, sempre vestita con abiti scuri e consunti, coperti dal grande grembiule di cotonina grigia ..ma il suo viso lasciava intravvedere una antica bellezza, quasi aristocratica, e nonostante fosse sfiorito e pieno di rughe, i lineamenti erano delicati come quelli di un cammeo, e quei suoi occhi cosi azzurri e cosi tristi mi colpivano sempre…..doveva essere stata veramente molto bella in gioventù….
Era sola, e conduceva una vita abbastanza difficile curandosi di suo fratello che, al contrario di lei, era un uomo piccolo, un viso rincagnato con due occhi porcini e i baffi nerissimi lasciati incolti, non ricordo di averlo mai visto con qualcosa di diverso da una maglia di lana a maniche lunghe, di quelle color beige nocciola, con i bottoni sul davanti, modello serafino, estate e inverno, con le bretelle portate sopra la maglia, il perenne cappellaccio nero calcato in testa, proprio per questo cappellaccio sformato dall’uso , in paese era soprannominato Benamin ciapielat….(ciapiel = cappello) e lis dalminis (speciali zoccoli friulani) ai piedi. La sera si sedeva fino a tardi sugli scalini di legno della scala esterna e accendeva la pipa, e io, dalla finestra della mia camera, nel buio, potevo vedere le braci ravvivarsi nel fornello ad ogni tirata…
Erano entrambi troppo vecchi per coltivare la terra, e non so se ne avessero nemmeno più la stalla ed il fienile erano vuoti… Avevano però un pollaio molto affollato, con diverse razze di galli e galline, oche, anatre mute in quantità e qualche tacchino, oltre ai conigli che stavano però in un altro angolo del recinto..
Incrementavano la misera pensione Coldiretti vendendo uova e pollame a quelli che non avevano modo di allevarlo…il loro cortile era sempre molto animato da un via vai di persone che andavano a comprare le uova da Evelina, venivano quasi sempre dai paesi limitrofi, soprattutto le mogli degli ufficiali militari di stanza nelle caserme intorno.
Quando arrivava il tramonto tutto cominciava, sembrava che si dessero appuntamento, e a me piaceva indugiare nell’orto, facendo finta di giocare sotto l’albero di cachi per guardare il movimento e osservare tutta quella varia umanità che andava e veniva ad intervalli….una clientela molto variegata…
C’era la nonna col tipico fazzoletto nero legato sulla testa, il contadino con ancora i panni di lavoro e la falce sulla spalla, le signore ben vestite che arrivavano in bicicletta, ragazzetti che le madri spedivano a comprare..
In tutto quel bailamme, che durava finché il campanile suonava l’Ave Maria, Evelina si muoveva svelta, entrando e uscendo dalla vecchia stalla, dove credo conservasse le uova raccolte durante la giornata, scambiando due parole gentili con tutti, informandosi sulla salute dei parenti di chi arrivava, o chiedendo notizie di persone lontane.
C’erano volte in cui le uova non bastavano e allora la vedevo andare in cerca dentro al pollaio, con il grembiule raccolto a mo’ di contenitore chiamando le galline con un verso stridulo….non sempre riemergeva con qualcosa …allora apriva le braccia sconsolata e diceva a tutti di tornare il giorno dopo…
Mi piaceva Evelina, ogni tanto, dal di là della rete mi accarezzava con lo sguardo e il suo viso si addolciva in un sorriso……chissà cosa le passava nella mente in quei momenti…..
Penso a Evelina e ai suoi occhi cosi azzurri e tristi, alle sue galline ovaiole, infaticabili produttrici …e allora perché no? Perché non preparare una bella frittata per cena? Ma non una frittata qualsiasi, la regina delle frittate! Quella che prepara mia madre, da sempre.
Lei la chiama frittata friulana, e io non posso certo cambiare il nome a un classico di casa nostra che conosco fin da quando ero bambina……
Frittata friulana della Luisa
8 uova
1 grossa cipolla bionda
2 patate grandi
300 gr salsiccia dolce
200 gr carne di manzo tritata
250 gr Montasio o Friulano semi stagionato
3 cucchiai parmigiano grattugiato
1 cucchiaio prezzemolo tritato
mezzo bicchiere di latte
sale, pepe nero
poco olio e.v.
Pulire e affettare la cipolla, tagliare a pezzetti non troppo grossi le patate.
Scaldare un goccio d’olio in una teglia possibilmente antiaderente.
Versare le patate per prime nell’olio caldo, mescolandole per qualche secondo, poi aggiungere le cipolle
Lasciar cuocere mescolando spesso, in modo che non arrostiscano troppo. Quando sono a metà cottura aggiungere la salsiccia sbriciolata e la carne tritata.
A questo punto regolare bene di sale e pepe.
Nel frattempo ridurre a pezzetti anche il formaggio.
In una ciotola sbattere bene le uova in modo che siano ben emulsionate, quindi aggiungere il parmigiano grattugiato e il mezzo bicchiere di latte, e il prezzemolo tritato.
Scaldare il forno a 180°C, ventilato.
Una volta arrivato il tutto a cottura, unire bene il tutto in modo che sia ben distribuito, cospargere con i pezzetti di formaggio.
Lasciare rapprendere appena appena e trasferire il tutto nel forno caldo.
E’ cotta quando la superficie ben dorata e gonfia.
Ci vorrà una mezz’oretta, forse meno.
In principio erano due uova, ma poi…