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Nel nostro paese non si produce caffè, eppure quando si parla di questa bevanda è all’Italia che tutto il mondo guarda.
Per quale motivo?

Il percorso che ha condotto i preziosi chicchi dagli aridi altopiani africani sino alle nostre latitudini è davvero affascinante: oggi vi sveliamo la storia che ha portato alla nascita del caffè che in Italia si beve ogni giorno.

La scoperta e l’arrivo del caffè in Italia

La pianta del caffè, o meglio le due specie oggi più apprezzate a livello commerciale – le varietà Arabica (Coffea arabica) e Robusta (Coffea canephora) – sono originarie degli altopiani etiopici.

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Nonostante fossero stati gli abitanti del luogo a scoprire per primi, intorno all’anno mille, che tostando e mettendo in infusione i chicchi di caffè si poteva ottenere una bevanda eccitante, furono gli arabi a diffonderne il consumo in Medioriente a partire dal XIII secolo.

L’etimologia di “caffè” va ricercata proprio in un termine arabo, “qahwah”, il cui significato è pressappoco “non aver appetito”: un chiaro riferimento alla proprietà di placare lo stimolo della fame che caratterizza la bevanda.

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Bisognò tuttavia attendere il Cinquecento affinché anche nel resto del bacino del Mediterraneo si diffondesse questo prodotto, portato dai mercanti veneziani che intrattenevano stretti rapporti commerciali con l’Impero Ottomano.

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Ed è proprio a loro che si deve l’introduzione del caffè in Italia, avvenuta intorno al sedicesimo secolo.

 

Da prodotto “esotico” a caposaldo della tradizione italiana

Per la storia del caffè l’anno 1645 rappresentò una pietra miliare poiché fu proprio allora che, a Venezia, nacque la prima bottega specializzata in quella che allora era considerata una bevanda riservata all’élite della società.

Si trattava di una sorta di caffetteria ante litteram, il cui modello venne “imitato” a tal punto che un secolo dopo la città lagunare vantava la presenza di oltre duecento di queste attività! Partendo da Venezia il consumo si diffuse capillarmente in tutta Europa, ma fu in Italia che si radicò a tal punto da entrare ben presto nella tradizione.

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Così, non deve stupire che fu proprio un nostro connazionale, tal Angelo Moriondo, a brevettare nel 1884 la prima macchina per preparare il caffè espresso, che fu poi ulteriormente perfezionata da Luigi Bezzera nel 1901: il resto è storia.

La tradizione della torrefazione italiana

A questo punto abbiamo scoperto in che modo la scura bevanda è arrivata nel nostro paese: ma quali sono stati gli aspetti che hanno contribuito a rendere il caffè dell’Italia così unico al mondo?

La creatività dei nostri avi, così come la passione per il buon mangiare (e il buon bere) che storicamente ci contraddistinguono, ma soprattutto la maestria di grandi aziende italiane del settore come Lavazza che ha reso possibile l’evoluzione dei metodi di torrefazione nel nostro paese, rendendoli sempre più efficienti e riuscendo a “tirare fuori” il meglio da ogni tipologia di caffè in termini di aromi e gusto.

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Ed è proprio grazie a questa ingegnosità che oggi le miscele Lavazza sono apprezzate in Italia e ad ogni angolo del pianeta.

Lavazza, fondata nel 1895 da Luigi Lavazza, oggi esporta ovunque miscele che ben incarnano le competenze dell’azienda nell’arte del blending.