DAL BOSCO. Malva: storia e curiosità
Storia
Sin dall’antichità la malva era conosciuta per le sue molteplici qualità: i Greci la chiamavano “Malachè”, parola associata a “molle”, riferita alle qualità emollienti della pianta.
Furono gli antichi Romani a chiamarla Malva, con riferimento al verbo mollire, sempre per le qualità emollienti e calmanti proprie della pianta.La malva si trovava spesso seminata accanto ai sepolcri, per donare pace e serenità ai defunti. I poeti latini ne decantavano la dolcezza dell’aspetto, ma il succo della malva Marziale lo usava anche dopo una serata di orge e libagioni.
La pianta intera era considerata sacra e cara agli dei e serviva come efficace rimedio generico per le umane passioni legate alle svariate forme del vizio.
Plinio raccomandava gargarismi con latte di capra bollito assieme a delle foglie di malva, per la cura del mal di gola. Cicerone era ghiotto dei suoi germogli…
Anche Carlo Magno la fece coltivare, usando la pianta completa (radici, fiori e foglie) per molteplici e salutari preparazioni oltre all’abbellimento delle aiuole.
Anticamente si usava anche per la cura del mal di stomaco dei cavalli ed era considerata pianta magica perché “omnimorbia” che significa curatrice di tutti i mali.
La “Tisana dei 4 fiori” composta da malva, farfara, rosolaccio, piede di gatto, verbasco, altea e viola mammola è famosa per le qualità calmanti ed antinfiammatorie, potenziate dalla sinergia delle altre piante componenti la miscela.
Curiosità
Si dice che San Biagio era vescovo a Sebaste , in Armenia, quando nell’Impero romano si concedeva la libertà di culto ai cristiani. San Biagio venne poi imprigionato, e durante la sua prigionia si narra che egli avrebbe prodigiosamente liberato un bambino da una spina o lisca conficcata in gola, usando un preparato a base di olio d’oliva contenente malva ed altre piante.
Venerato tanto in Oriente che in Occidente, il 3 febbraio, giorno della sua festa è diffuso il rito della “benedizione della gola”, fatta poggiando sulla gola stessa, fino a toccarla, due candele incrociate benedette il giorno prima (Candelora) ed anche con l’unzione mediante olio d’oliva benedetto, sempre invocando la sua intercessione. La tradizione dell’olio d’oliva benedetto è ancora presente a Bisegna (L’Aquila) dove, secondo l’uso orientale, si benedice la gola toccandola con un batuffolo unto di olio benedetto avvolto ad un’estremità di una candela benedetta il giorno prima (Candelora).
La chiesa romana, impossibilitata a liberarsi di certi cerimoniali pagani, perché profondamente radicati e fondamentali nelle culture agrarie che, nei loro calendari seguono da sempre la logica degli astri, cercò di renderli meno “sinistri” attirandoli nel proprio ambito.
Così stranamente si nota che le date cristiane coincidono con i solstizi: sulla base simbolica della luce e del sole e su quanto scritto nelle Sacre Scritture :non a caso il 25 dicembre, giorno del Natale cristiano (sole nuovo che nasce) e il 24 giugno (sole vecchio che cala pian piano..) giorno di San Giovanni sono considerate date a cui sono legate tradizioni mistiche, di religiosità e in cui si compiono riti ecclesiastici, folcloristici e magici tradizionali del calendario agrario.
Un mazzo di malva era raccolto dai Celti la vigilia di San Giovanni. Con questo mazzo poi toccavano i parenti, gli amici, le persone a loro care per trasferire su di loro l’essenza protettiva della pianta che poi veniva bruciata in un falò per aumentarne la potenza.
«Ora, prima che il sole si avanzi, col suo occhio fiammeggiante a rallegrare il giorno e ad asciugare l’umida rugiada della notte, questo paniere di vimini deve esser pieno di erbe velenose e di fiori dal succo prezioso.»
(Frate Lorenzo in Romeo e Giulietta–W. Shakespeare) e anche in questo passo si parla della notte antecedente al giorno di San Giovanni…
Con la malva si preparava altresì un efficace unguento protettivo che si pensava allontanasse il demonio (da notare anche in questo caso, il potere dato alla malva come repellente di un altro modo di presentarsi del “male”…) : immergere foglie e boccioli di malva in un grasso vegetale (olio) e quindi filtrare. Strofinato sulla pelle questo unguento allontana il diavolo e protegge contro la magia nera.
Con tre parti di malva e quattro parti di burro, si preparava un efficace unguento antirughe chiamato “unguento della foglia santa”. Si faceva bollire la malva assieme al burro fino all’assorbimento di tutto il liquido. Questo unguento si spalmava alla sera, prima di dormire, sulla pelle pulita e si dice avesse un effetto molto efficace per distendere le rughe ed ammorbidire la pelle secca.
La malva anticamente era usata anche per sapere se le fanciulle erano vergini o meno: alla fanciulla veniva richiesta una minzione sulla pianta, se la pianta seccava la fanciulla non era più vergine.