di Rossanina

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ORIGINE
Taraxacum officinale è un'erbacea perenne della famiglia delle Asteracee molto comune in Europa che si trova con facilità nei campi e nei boschi (e perfino nelle città) fino a 2000 metri. Predilige i terreni azotati.
Il tarassaco (conosciuto popolarmente con nomi quali pisciacane, piscialetto, soffione, dente di leone) ha una radice cilindrica che contiene lattice. Da qui si sviluppano in rosetta le foglie lunghe e dentellate. I fiori, gialli, che si aprono di giorno per richiudersi all'imbrunire, iniziano ad apparire a marzo e vanno avanti fino a novembre, ma il boom della fioritura è in aprile. Quando i fiori sfioriscono, si sviluppano in seguito le sfere bianche leggerissime che volano via al primo soffio (da qui il nome di soffioni: quante volte da bambini abbiamo soffiato su queste bellissime palle soffici!).
Ne esistono molte varietà, da nane (10cm.) a giganti (fino a 70cm.).
La raccolta delle radici sarà sicuramente avvantaggiata se effettuata con terreno bagnato, dato che le radici riusciranno in questo modo a fare minore presa. Per cercare di non romperle, si consiglia l'uso di uno strumento dentato. Scuotete più terra possibile e poi pulite le radici, mettendole sotto acqua corrente oppure agitandole in un secchio di acqua.
Non tagliate a piccoli pezzetti la radice od il prezioso lattice in cui risiedono le proprietà terapeutiche ne fuoriuscirà.
Solitamente la parte più grande (quella la cui grandezza è più o meno come un lapis) viene ridotta a sezioni da 5 centimetri, mentre le radichette laterali vengono eliminate. Le radici del tarassaco hanno un valore direttamente legato alla loro grandezza. Più sono grandi e più sono preziose. In questo caso stiamo comunque parlando di piante coltivate, dato che quelle selavtiche difficilmente hanno radici di queste dimensioni.
Quelle piccole spesso sono vendute a ditte che fanno le essiccano e le tostano per ricavarci poi una bevanda surrogato del caffè.
Le radici sono solitamente raccolte ad ottobre, al temine del periodo di vegetazione della pianta. Le radici raccolte in questo periodo hanno una forte riserva di inulina e sono belle turgide anche una volta subita l'essiccazione, mentre quelle primaverili, che usano la riserva per nutrire fiori e foglie, sono meno sode al tatto.
L'essiccazione dura di solito un paio di settimane ed al termine del periodo ci troviamo con delle radici abbastanza morbide da essere rotte con le mani. Importante è che l'interno della radice sia rimasto bianco e non abbia assunto un colore grigio.

AROMA
Gusto amarognolo.

CONSERVAZIONE
Una volta essiccate si consiglia la conservazione delle radici in vasi opachi a chiusura ermetica, possibilmnte di latta. Occorre fare molta attenzione all'attacco delle farfalline. Si sconsiglia di conservare le radici per un periodo più lungo di una stagione.
Le foglie, raccolte quando ancora tenere e poco costolute, sono eccellenti crude in insalata, ma anche lesse da sole o per preparare farciture. I fiori si usano freschi o secchi e sono un'eccellente base per marmellate.
Le api ne ricavano anche un buon miele che funge da epatoprotettore.


UTILIZZAZIONE
In cucina il taràssaco si usa come contorno, in insalata crudo, o lessato, anche ripassato in padella.
I petali dei fiori possono essere consumati in insalata.
Le radici, essiccate e abbrustolite, sono usate come succedaneo del caffè.
I boccioli dei fiori messi sotto aceto ricordano molto il sapore dei capperi.

Tutte le parti della pianta sono impiegate nella preparazione di vini, liquori, aperitivi, birra.


PROPRIETA' TERAPEUTICHE
Il tarassaco ha numerose sostanze enzimatiche che stimolano l'attività delle grandi ghiandole, in particolare dei reni e del fegato. Favorendo la secrezione renale agisce come diuretico, ma al tempo stesso riesce ad incrementare la secrezione epatica e pertanto è un ottimo colagogo (stimolatore della secrezione biliare). Questa sua proprietà, unita a quella coleretica (di aumentare la secrezione della bile) lo rende un cibo particolarmente indicato a chi soffre di itterizia, di calcoli biliari o in generale di insufficienza epatica.
Il suo sapore amarognolo lo rende stimolante dell'appetito. Sembra inoltre che il tarassaco sia anche un blando lassativo ed un buon lenitivo per le infiammazioni emorroidali.
Essendo un disintossicante, il suo effetto si riflette anche sulla pelle che riacquista luminosità e freschezza.
Contiene anche numerose vitamine quali la A, B, C, D, PP.


Alessandro consiglia:
Il tarassaco non può che morire in insalata, condito con del buon lardo e fatto sciogliere in padella a cui si aggiunge del balsamico fino a che sfirgola.

Vittoria consiglia:
Il tarassaco è squisito in insalata, con o senza i dadetti di pancetta -o prosciutto-, da solo con aceto e, se proprio volete per meglio digerirlo, un filo d'olio; oppure misto con altri radicchi di campo.
Un modo povero per condire i radicchi di campo, in uso durante l'ultima guerra, quando l'olio d'oliva era pressocchè introvabile, era il seguente. Cuocete un uovo al tegamino, tenendo il tuorlo pressochè crudo. Sul piatto individuale di radicchi e tarassaco, conditi con sale e aceto, posare l'uovo al tegamino ancora caldo. Mangiando, il tuorlo si mescola al radicchio... piatto unico povero di tanto tempo fa.
Secondo me un piatto da re, un piatto da primavera.




FALSO MIELE DI TARASSACO di Rossanina

g. 300 di fiori di tarassaco
due litri di acqua
kg. 1,5 di zucchero
la scorza affettata sottile di due limoni non trattati.
Togliete il gambo dai fiori, e metteteli in un tagame dove saranno già a bollore i due litri di acqua. Cuocete per un'oretta e colate bene il succo.
Mettete l'acqua così ottenuta in una casseruola insieme allo zucchero ed alla scorza di limone. Fate bollire fino a quando il composto non avrà raggiunto la densità del miele.
E' un ottimo miele amaro che ben si accompagna anche ai formaggi piccanti.