1kg farina 10 uova 350 g strutto 400 g zucchero 1 limone grattugiato ½ bicchiere di anice ½ bicchiere di rhum sale q.b. canditi a piacere ¼ di lievito di pane Questa è la ricetta di mia nonna dei casatielli dolci, o come si chiamano dalle mie parti, i “panettoni”, si, perché da noi i panettoni si fanno a Pasqua e non a Natale. Ma è un dolce diversissimo, che nulla ha a che vedere con il nordico omonimo, se non la lunga lievitazione. I casatielli si impastavano per tradizione il venerdi prima della settimana santa, perché c’era necessità di tempo per farli crescere alle temperature piuttosto “fresche” delle case senza riscaldamento, mentre il venerdì santo poi era dedicato a preparare pastiere e “pizze piene”, e vari tipi di taralli salati e dolci. I casatielli dolci della mia zona sono un pochino diversi da quelli napoletani veraci, che come i casatielli salati portano sulla sommità le uova con la crocetta di pasta, e sono un po’ più “leggeri” di consistenza. Procedimento: Fate con la farina una fontana all’interno di una capiente terrina, al centro lavorate insieme il lievito di pane (“criscito”) con lo zucchero e con la sugna, e aggiungete, una alla volta le uova. Continuate sempre a lavorare la pasta aggiungendo un altro uovo solo quando quello precedente sarà stato assorbito. Unite i liquori e la buccia grattugiata e i canditi e continuate ad impastare con forza, fino a quando la pasta non si stacchi dalle pareti della terrina. E’ un lavoro lungo e anche abbastanza faticoso. Si può fare con un robot, ma c’è la necessità di sbattere la pasta in senso verticale oltre che orizzontale, perché si abbia la giusta “areazione” dell’impasto, quindi, se volete usare il robot, fatelo pure, ma ricordatevi che dovrete poi comunque lavorarla un po’ a mano, sollevando la pasta con forza, altrimenti il “casatiello” verrà troppo chiuso. Mettete la pasta in un tegame da forno ben unto di sugna (strutto), e riempitene solo la metà o poco meno. Avvolgetelo in una coperta di lana e mettetelo in luogo tiepido e tranquillo in attesa della lievitazione, che dipenderà dal clima, dal tempo che avrete usato per l’impasto, secondo mia nonna addirittura dal calore delle mani che l’hanno impastata. Prima o poi avviene il miracolo e la pasta lievita, riempendo la forma. A questo punto, qualunque sia l’ora, di giorno o di notte, c’è bisogno di infornare in forno già caldo, altrimenti i casatielli “screscitano” e non sono più buoni. Cuocete a fuoco medio fino a che non diventano completamente bruni, poi fateli raffreddare nel forno. Il giorno dopo sformateli e si ricopriteli con un po’ di naspro e tanti “diavolilli” cioè confettini colorati. Il bello di questi dolci è che hanno un profumo incredibilmente buono, e che migliorano col tempo, ciè sono più buoni dopo una decina di giorni dalla confezione. Quando eravamo bambini, ognuno di noi fratelli aveva il suo tegame specifico per il casatiello, ne veniva fatto uno piccolo dedicato a ognuno di noi bambini che consumavamo la mattina di Pasqua.
|