di Bruna Cipriani
© Bruna Cipriani

La via Büfa (via Boffalora per la toponomastica) era un mondo particolare nella Sondrio degli anni ’50. Lì vivevano o stazionavano delle macchiette, dei personaggi alla Piero Chiara, quelli descritti nei suoi racconti ambientati sul lago di Luino.
Di fronte al cancello di casa nostra c’era la “Locanda Primavera”, con alloggio in alcune camere all’ultimo piano, nel sottotetto insomma.
Il nome della locanda in sé era invitante, dava l’idea di freschezza, di profumi fioriti, di solarità, ma quando si entrava, beh…luce ce n’era ed illuminava un bancone su cui troneggiava la “Cimbali”, la macchina del caffé espresso, ed alcuni tavolini piuttosto malmessi, con tovaglia a fiorellini sdrucita.
Si veniva accolti da un sonoro:
– ” Bündì!! “
pronunciato con accento imperioso e autorevole da una bocca rosso fuoco. Era la proprietaria: una morettona che quei buontemponi dei miei zii avevano soprannominato la “ Vipera”, per i suoi modi molto “gentili”. Vicino a lei c’era il marito, detto “ El vecio rembambìi”, molto servizievole e taciturno, e come aiutante avevano una ragazzona con un petto molto prosperoso: la“ Vott liter” ( 8 litri), insomma… 4 litri per parte. Quando saliva all’ultimo piano per rifar le camere, si sporgeva a sbattere coperte e lenzuola cantando a squarciagola e c’era sempre qualcuno sotto che le diceva:
– “Sta indrèe che i tétt i te tiren giö bass!”
Lei rispondeva con una risata.
Un venerdì si presenta un signore abbastanza distinto e si siede a un tavolo per mangiare. Ossequiosa arriva la Vipera :
– Oggi è venerdì abbiamo trippa.
– Va bene, me la porti!
La Vott liter serve in tavola seguita dagli sguardi del cliente.
Lui inizia a mangiare con voglia, ma dopo due cucchiaiate…. orrore!!! Tira su dalla fondina uno straccio sfilacciato, impregnato di sugo della trippa.
– Signorinaaaaa!!! – urla schifato – guardi qui cos’ho trovato!
Accorre la Vipera:
– Se gh’è? Cossa el succéd?
– Uno straccio!!! Una straccio nella trippa!!!
La Vipera non si scompone anzi, piuttosto sgarbatamente risponde:
– Ma lǜ…cün quel ch’el paga cosa el pretendeva de trüà? Un fular de seda?!
E’ un fatto veramente accaduto, ve l’assicuro non è una barzelletta, anche se come la raccontavano i miei zii che avevano assistito alla scena, poteva sembrarlo.
Ho visto tante di quelle volte cucinare la trippa in casa dei miei nonni, senza straccio neh?! Ed ho imparato anch’io a prepararla, non in minestra come la cucinano qui a Chiavenna, ma in umido con i fagioli bianchi di Spagna, alla milanese. Penso che per questa preparazione abbia preso il sopravvento l’origine monzese e la tradizione brianzola di mia nonna Maria: come sono belle queste infiltrazioni gastronomiche tra le cucine tradizionali!

TRIPPA CON I BIANCHI DI SPAGNA

Trippa (foiolo) 5 kg
½ kg di fagioli bianchi di Spagna secchi
circa 100 gr. di pancetta
3 costole di sedano
3 carotine
2 belle cipolle
2 spicchi d’aglio
600 gr di passata di pomodoro
mezza scatoletta di conserva La Reale (oppure mezzo sugotubo Mutti)
maggiorana – timo – 2 chiodi di garofano – noce moscata – cannella
vino rosso – peperoncino – 1 cucchiaio di farina bianca – olio- sale- pepe.

In una pentola di coccio o in una di quelle della Barbara, fare un soffritto di sedano, carota, cipolla e pancetta a dadini, aggiungere i fagioli bianchi di Spagna, (ammollati precedentemente in acqua fredda per una notte) coprirli di acqua e lessarli. Lasciarli nell’acqua di cottura fino al momento di usarli.
Lavare la trippa( a me piace fare un misto di tutti e tre i tipi di trippa,foiolo, cuffia e…non mi ricordo come si chiama..), sbollentarla per circa 15 minuti in acqua con aggiunta di un po’ di vino ( per togliere quell’odore di candeggina, visto che difficilmente si riesce a trovare la trippa nostrana), sgocciolarla e tagliarla a listarelle.
Far rosolare in olio la pancetta tagliata a dadini, quando il grasso diventa trasparente aggiungere le verdure tagliate a dadini, gli aromi e le spezie quindi sfumare con vino rosso.

© Bruna Cipriani
© Bruna Cipriani

Aggiungere la trippa, farla insaporire nel soffritto, bagnare con un altro po’ di vino rosso, far asciugare, spolverizzare con un cucchiaio di farina bianca sempre rigirando. Aggiungere la passata e la conserva stemperata in un litro di brodo.
Abbassare la fiamma e far cuocere piano piano controllando che non asciughi troppo, altrimenti allungare con brodo.
Dopo 2 ore circa, aggiungere i fagioli lessati e lasciar cuocere ancora per un’oretta, a fine cottura spolverare con prezzemolo tritato

© Bruna Cipriani
© Bruna Cipriani

Servire passando a parte del parmigiano grattugiato.